La recente nomina di Giavazzi come tecnico del governo tecnico, mi ha fatto tornare in mente una lezione di tanti anni or sono di politica economica tenuta proprio dal Giavazzi. In vero fu una delle sue performance peggiori in quanto non si era preparato, ma questa è un' altra storia.
La storia è calzante per spiegare come l' economia dominante si spacci per scienza, come gli economisti si ritengano tecnici super partes, ma come in realtà non sia così.
Sostiene Giavazzi che una delle cause dell'alta disoccupazione è la presenza di un mercato del lavoro duale. Ovvero da una parte ci sono i lavoratori a tempo indeterminato (gli insider) con benefit e salari garantiti e dall' altra disoccupati o sotto-occupati (gli outsider). Gli insider, attraverso le organizzazioni sindacali, erigono barriere di difesa che garantiscono loro l' impossibilità di essere licenziati senza giusta causa e di godere a vita di buoni salari. Gli outsider, che pur di lavorare sarebbero disposti ad accettare un salario più basso, non possono essere quindi assunti. Ma quindi il liberismo è di sinistra? Se rimuovissimo ogni barriera all' uscita, la competizione al ribasso sui salari tra i lavoratori permetterebbe alle imprese di pagare meno il lavoro, assumere le persone più produttive e quindi, meritevoli, potrebbero persino assumere di più e alla fine tutti lavorarebbero guadagnando quanto si meritano e ponendo fine a questa lotta intestina che, data la disoccupazione giovanile, sta prendendo connotati di scontro generazionale.
Anni or sono, agli albori della società industriale, Carlo Marx osservava un mondo con un mercato del lavoro completamente flessibile. Anche in questo mondo esistevano i disoccupati, che Marx chiama esercito industriale di riserva e la cui funzione è quella di mantenere bassi i salari: la minaccia di una facile sostituzione del lavoro tiene a bada ogni tipo di rivendicazione. Le garanzie del lavoro degli occupati sono quindi una condizione necessaria del lavoro per poter avere del potere contrattuale. Sostiene - in verità osserva - Marx, che la disoccupazione è una caratteristica intrinseca del sistema capitalistico ed anche un sistema perfettamente flessibile ha il suo esercito industriale di riserva o outsider che dir si voglia.
Tralasciando una serie di altre considerazioni di Giavazzi che sono sacrosante: un imprenditore ha il diritto ad avere un lavoratore per un periodo di prova, anche lungo, prima di assumerlo a vita. Voi vi sposereste sulla base di un colloquio? Chi colpevolemnte non lavora e lavora male deve poter essere licenziato. Voi non divorziereste dopo anni di matrimonio bianco? e tralasciando anche una serie di posizioni molto discutibili del Marx politico come l' idea che il capitalista imprenditore sia sempre lo sfruttatore. In Italia, i piccoli imprenditori sono spessi eroi che vanno avanti nonostante tutto.
Tralasciando tutto questo, Giavazzi sbaglia. Più flessibilità non aiuta i lavoratori in nessun modo. Una discussione tecnica si trova per esempio qui. Più flessibilità aumenta la produttività perchè riduce i salari.Anche se nessuno ce lo dice il problema non è tecnico, ma politico. Marx lo ammetteva, Giavazzi no.
Infatti nella divisione dei profitti tra lavoro e capitale, più flessibilità significa meno soldi per il lavoro e più per il capitale.Se crediamo che in un momento di crisi sia giusto spostare più risorse sul capitale per permettere investimenti, aumentare la produttività, rilanciare la crescita e creare (in futuro e forse) più occupazione, facciamolo. Ma non raccontiamo la storia degli insider cattivi e degli outsider buoni!
PS: entrambe le teorie sono macroeconomiche e non mi piacciono. Considerano il lavoro come un fattore di produzione. Da Penrose in avanti, alcuni economisti hanno iniziato a considerare i lavoratori come una risorsa. Non a caso Penrose era donna.
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