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Friday, April 13, 2012

Loretta Napoleoni ed i perfidi tedeschi

Ieri sera al Circolo dei Lettori ho partecipato ad una bella serata torinese.

Loretta Napoleoni ha raccontato ad un etereogeneo gruppo quali sono secondo lei i motivi della crisi ed ha offerto una visione per uscirne.

La ragione principale della crisi del capitalismo occidentale è, secondo la Napoleoni, da ricercarsi nella fine dei vantaggi europei nello sfruttamento delle materie prime in chiave (neo)colonialista, un riequilibrarsi quindi del potere economico a livello mondiale. Il suo è stato uno sviluppo più o meno inconsapevole della teoria centro-periferia. Si chiama dependecy theory, risale agli anni 70 e descrive in chiave strutturalista i rapporti di forza di un centro ricco, che vive sfruttando le risorse di una periferia povera. è sicuramente una parte della storia, se sia la più importante non lo so. e non credo, ma questo sarà magari argomento di un altro post.

Dove non sono tuttavia d'accordo è l' utilizzo dello stesso modello per descrivere i rapporti di forza all' interno dell' Europa dove i paese del nord (ma lei parlava solo di Germania) sono il centro ricco che sfrutta le fasce periferiche. Il discorso non è nuovo ed in voga nella sinistra radical chic (della quale io faccio parte a corrente alternata). C'è anche chi su questa teoria ci ha creato un Blog.

Il meccanismo sarebbe il seguente. L' ingresso nell' Euro ha garantito alla Germania l' utilizzo di una moneta più debole rispetto al marco rendondo l' economia teutonica più competitiva nel mondo e soprattutto in Europa. Contemporaneamente l' euro ha permesso ai peasi periferici di indebitarsi a bassi tassi di interesse per comperare i più competitivi prodotti tedeschi. Contemporanemente il non più competitivo settore manufatturiero della periferia chiudeva baracca e burattini (In Grecia esiste più). A questo si aggiunge, dicono alcuni, ma non la Napoleoni, che i perfidi capitalisti tedeschi avrebbero tagliato i salari per aumentare la produttività e dato incentivi all'economia aggirando le restrizioni dell' antitrust europeo. Secondo le stesse persone, l' uscita dall' euro ed il ricorso a svalutazioni competitive salverebbe il (poco)salvabile.

L' analisi è in parte corretta. Infatti è vero che: la produttività media del lavoro in Germania cresce da 30 anni più di quella italiana, negli anni 2000 il settore manufatturiero tedesco ha avuto crescita di salari contenuti, noi ci siamo indebitati, la germania ha migliorato la bilancia commerciale, noi l' abbiamo peggiorata.


Tuttavia abbandonando il mondo meccanicista-strutturalista della macro-economia possiamo vedere più cose. Soprattutto non possiamo vedere nessuna imposizione (neo)colonialista dei rapposrti di forza. Cosa è successo veramente? ecco una spiegazione alternativa basata sulle scelte di investimento.

La produttività aumenta di più se il costo del lavoro crese di meno o se migliora la tecnologia, le infrastrutture, le condizioni istituzionali in cui operano le imprese.

Dalla svalutazione del 1992 al 2002 in Italia la crescita della produttività è rimasta al palo, maggiore solo di quello della slovacchia nei paesi OECD. e non certo per un aumento dei salari. Ilproblema è che non si è investito in R&S: soprattutto di fianco allo storico deficit di R&S pubblico, le imprese private non hanno reinvestito i profitti in investimenti innovativi. Infrastrutture? condizioni istituzionali? zero assoluto. mentre i perfidi tedeschi in quegli anni investivano per migliorarsi noi che facevamo?

L' ingresso nell' Euro non ha migliorato la situazione. Ormai tranquilli di essere al coperto da tempeste valutarie abbiamo continuato ad indebitarci cullati in un' illusione televisiva di ottimismo. Nel frattempo in Germania, il governo schroeder ha implementato l' AGENDA 2010, ovvero un piano strategico di sviluppo di orizzonte pluriennale che ha garantito bassa crescita dei salari in cambio di tagli non eccessivi del welfare, reinvestimenti in capitale umano e ricerca sviluppo, incentivi alle imprese innovative soprattutto in alcuni settori strategici come le energie rinnovabili. Ora aldila' del giudizio politico che si vuole dare, agenda 2010 è stato un momento di riflessione, visione ed azione. Ed ha portato i suoi frutti. Non si possono accusare i tedeschi di essere perfidi perchè hanno fatto quello che avremmo dovuto fare noi. ed ora gridiamo alla mancata collobarazione tra nazioni europee.

All' interrno di un sistema competitivo istituzionale e leale, non si può dare la colpa agli altri, quando si è fatto poco noi. All' Italia manca una visione di politica economica ed industriale a causa della pluridecennale empasse politica. In tempi difficili che richiedono riflessione, visione ed azione, questo è il problema maggiore.

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